Un incontro per la coscientizzazione dei lavoratori sull’importanza della sicurezza sui luoghi di lavoro non è un obbligo di Legge è una scelta, una scelta che Spurgo Canal Jet continua a fare per formare i suoi collaboratori non solo dal punto di vista professionale e delle competenze, ma anche sotto il profilo della responsabilità personale. Responsabilità e presa di coscienza: due componenti che non possono mancare in nessun lavoratore, due componenti che spingono ogni giorno a scegliere la scrupolosità, l’attenzione e i dispositivi di sicurezza sul lavoro, quindi a scegliere inevitabilmente la vita.
Spurgo Canal Jet considera la sicurezza dei suoi collaboratori sui luoghi di lavoro un elemento cardine, attorno al quale devono ruotare tutte le procedure, le operazioni e le attività svolte. Per questo sottopone i suoi collaboratori a corsi di formazione professionali e individua e presenta corsi di specializzazione nei diversi ambiti d’azione. In questo modo, si permette a ciascuno di avere tutti gli strumenti competenziali per reagire correttamente in qualsiasi circostanza. Alla formazione si somma la messa a disposizione di tutti i dispositivi di sicurezza più evoluti, tecnologici e innovativi, atti a garantire a ciascuno le migliori protezioni possibili. Non manca la costante condivisione delle esperienze, pratica indispensabile che rende ogni dipendente cosciente dei rischi che si possono correre durante un’attività. Dispone, inoltre, di un Organo di Vigilanza, nel rispetto del Decreto legislativo 231/01 che vigila sul lavoratori, eseguendo visite a sorpresa sui cantieri, per verificare che tutti i DPI siano indossati e che siano messe in atto tutte le pratiche previste dalla Legge.
Perché quindi, se l’attenzione nei confronti della sicurezza dei lavoratori è così alta, partecipare al Safety Tour di Matteo Mondini, ancora una volta?
In primis perché in un anno l’organico di Spurgo Canal Jet è cresciuto, quindi, i nuovi dipendenti non hanno potuto assistere all’incontro che Mondini ha tenuto nel 2022 e, poi, perché riascoltare la sua storia, guardandolo negli occhi, avendo dinanzi quel vuoto nell’arto alla sua destra, è un buon reminder.
Vogliamo che i nostri uomini non abbassino mai la guardia, non si sentano mai troppo sicuri di poter affrontare un pericolo senza prima mettersi in sicurezza, non pensino mai di poter lasciare sul mezzo le imbragature o le maschere, i guanti o le scarpe antinfortunistiche, né tutti i dispositivi necessari per eseguire un lavoro. In definitiva, vogliamo che tutti i nostri collaboratori tornino a casa dalle loro famiglie, dai loro affetti, alla loro vita.
La storia, la voce, l’uomo Mondini è il miglior modo per accendere quel senso di responsabilità, di coscienziosità verso se stessi e verso chi si ama. In questo secondo incontro del Safety Tour, siamo stati onorati di avere avuto ospiti, presso la nostra sede di Casarano, non solo Matteo, ma anche sua moglie e i suoi bimbi, Nicolò e Tommaso, per la prima volta in assoluto presenti a un incontro, testimoni concreti di quanto il dolore e la sofferenza non siano ad appannaggio solo di chi soffre, ma anche di chi sta loro intorno.
Matteo Mondini è un uomo con un grande obiettivo: diffondere la cultura della prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro portando la sua testimonianza nelle scuole e nelle aziende.
28 anni e un lavoro nell’azienda di famiglia. 28 anni e un lavoro eseguito con attenzione, meticolosità, nel rispetto di tutte le regole per la sicurezza apprese dal padre. 28 anni e la voglia di esaudire le richieste di una cliente, l’intenzione di scrollarsi di dosso la pressione di una giornata di lavoro come tante.
Eppure, nonostante la sua attenzione, nonostante le sue competenze, quel 22 ottobre 2010, Matteo Mondini per accontentare una cliente a 28 si è visto portare via un pezzo di vita, mettendosi a fare qualcosa che non rientrava nel suo lavoro: chiudere una saracinesca.
Le ragioni dell’incidente sono molteplici: l’assenza di un salvavita, di un differenziale e la presenza di fili che fuoriuscivano pericolosamente dal muro, l’attivazione improvvisa della corrente elettrica da parte della cliente, che pensava che lui avesse ultimato l’operazione. Mille ragioni e una vita, quella di Matteo Mondini, martoriata per anni, assieme alle vite di chi lo ama, ferite indelebilmente.
Da fabbro, con un’azienda di famiglia protagonista del territorio brianzolo, Matteo dopo l’incidente sente che qualcosa nella sua vita manca. Ha un lavoro tutto suo, una moglie e dei figli meravigliosi, una posizione economica fortunata eppure, ogni volta che in TV c’è un servizio di cronaca in cui un lavoratore ha perso la vita, sente riaccendersi il dolore. Non è neanche più per il braccio, per non poter lanciare in aria i suoi bimbi o giocare con loro alla Playstation, non è neppure per il pacemaker che porta dentro e gli ricorda di non poter più praticare sport. Non è un dolore per ciò che è successo a lui, ma per ciò che ancora e ancora continua ad accadere. Da questo momento, da questo dolore Matteo Mondini rinasce. Non è più un titolare d’azienda ma un uomo pronto a portare la sua storia ovunque, per mostrare ai lavoratori l’importanza della prevenzione e della sicurezza sul lavoro. Nessuna nozione, solo la sua storia, per generare cultura, coscienza, responsabilità in materia di sicurezza del lavoro.
Si lavora per vivere non per morire: è questo il motto di Matteo Mondini, il suo mantra da quando ha toccato con mano come, in pochi istanti, una vita come tante può stravolgersi, sino a trovarsi a un passo dalla morte, a causa dell’assenza dei corretti dispositivi di sicurezza. È una filosofia di vita quella di Matteo che si è trasformata in una missione: rendere tutti i lavoratori coscienti di quanto sia importante adoperate tutti i dispositivi di sicurezza durante il lavoro e di quanto, una leggerezza, una disattenzione, possa influire sul corso della vita.
“Dopo quello che mi è successo avrei potuto sprofondare nel vittimismo, cadere nell’autocommiserazione, distruggendo definitivamente la mia vita. Invece, sono qui a raccontarvi la mia storia. Sono qui perché la mia storia possa essere un monito, un aiuto. Possa aprirvi gli occhi su aspetti spesso sottovalutati e che possa essere soprattutto d’ispirazione sia per la vostra vita lavorativa che per quella di tutti i giorni. Sono qui per trasmettere positività e dire alle persone che la vita è un dono irripetibile e non va assolutamente sprecata. Sono qui, dopo una pandemia a dirvi che non dovete mollare, ma soprattutto che dovete volervi bene, dovete stare attenti. Perché la vostra azienda a differenza di tante altre realtà tiene alla vostra sicurezza, ma purtroppo non basta. Siamo noi i primi a dover tenere alla nostra sicurezza”
Matteo Mondini non è un uomo come tanti, è un insegnamento, una filosofia vivente e, come promette, lo resterà sino a quando il buon Dio assicurerà al suo cuore di battere forte. Noi ci auguriamo che il suo cuore da guerriero continui a battere a lungo e che i suoi insegnamenti siano trasformati da tutti i lavoratori, che ha incontrato e incontrerà, in azioni concrete, in protezione, in attenzione, in responsabilità, perché la fortuna non è un dispositivo di sicurezza.
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